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STORIA DELLA PARROCCHIA

Chiesa Arcipretale, Vicaria Perpetua (14 ottobre 1950)

« Meliadino » compare la prima volta in una donazione del 26 settembre 1075; invece si parla evidentemente della chiesa (ab uno capite iure Sancti Fidencii) in una donazione di terre al monastero di S. Maria delle Carceri del 27 marzo 1144 e l’anno seguente 1’ « ecc­elesia S. Fidentii de Miliadino » è nominata in un testamento del 27 febbraio 1145. Fin da allora era pieve, ché già in quel testamento si parla di « 8. Fidentii archipresbitero » e un «Panigalis archipresbiter de Millarino » il 12 gennaio 1167 fu testimone in un atto del vescovo Gerardo Onfreduzzi. Centotrent’anni dopo, la decima papale del 1297 ci fa sapere che le « plebes S. Fidentii de Meliadino » erano rette dall’arciprete Biagio, coadiuvato dal prete Giovanni di Capraria e dai chierici Oliverio di Monselice, Ugo di Zachio, Giovanni di Fulconcini, Nicolò e Giovanni. Ne dipendevano le chiese di S. Vitale, S. Margherita e S. Maria (dell’Anconese), tutte e tre specificate con l’espressione « de Meliadino », di S. Maria di Montagnana, di S. Francesco di Montagnana, già dei Frati Minori e di S. Lorenzo di Saletto. Il testo dell’estimo papale del sec. XIV è danneggiato; ma certamente si riferiscono a Megliadino S. Fiden­zio i nn. 2236-2242. Ne deduciamo che l’arcipretato era valutato 100 lire di piccoli e i sei canonicati 30 ciascuno. Era il punto di arrivo d’una evoluzione storica, che non sappiamo quanto fedel­mente sia compendiata da un iscrizione del 1685, riferita dal Salomonio: l’antico oratorio campestre di S. Tommaso Apostolo fu trasformato in tempio votivo dal vescovo di Padova Gauslino Transalgrado che lo consacrò e dotò di una collegiata. Tutto questo dopo che nel 970 circa vi fu portato il corpo del vescovo S. Fidenzio, scoperto, secondo la leggenda, poco prima a Polverara e mira­colosamente trasportato in quel paese della lontana Scodosia, che poi ne prese il nome. L’arcipretale, descritta nella relazione della visita del vescovo Barozzi del 31 ottobre 1489, è detta « satis vetus », ma « pulcherrima ecclesia » nella visita del 28 ottobre 1536, la quale ci fa inoltre sapere che aveva un beneficio di 400 campi, cento per l’arciprete e gli altri divisi tra i sei canonici; però l’ultimo canoni­cato era in mano della fabbriceria per le spese della chiesa. In quel tempo oltre alle antiche cappelle di S. Vitale, S. Margherita e S. Maria dell’Anconese, aveva anche quelle di Saletto (di Montagnana) e di Pra di Botte. Il vescovo Ormaneto il 5 giugno 1571 trovò che né l’arciprete né i canonici risiedevano a Megliadino S. Fidenzio, ma s’ erano fatti sostituire il primo da un vicario e gli altri da un cappellano. Tale stato di cose appare definitivamente fissato, sedici anni dopo, nella visita pastorale del 5 giugno 1587, perché la ricca parrocchia « auctoritate Apostolica » era stata data in commenda a Girolamo Diedo, primo vescovo di Crema, quando nel 1584 rinunciò a quella sede, ed era stata cambiata in beneficio semplice cioè senza onere di cura d’anime, che il commendatario —riservandosi il titolo di arciprete — affidò ad un « vicario perpetuo »con parte del beneficio, mentre i canonicati o chiericati, pure passati in commenda, avevano l’onere di mantenere il cappellano. Il 14 ottobre 1595 il vescovo Marco Corner — 140 anni dopo che l’aveva fatto il suffraganeo del vescovo Fantino Dandolo - riaprì l’arca di S. Fidenzio e ne fece rivestire le spoglie con bianchi abiti pon­tificali. Nel 1685 — come dice la citata iscrizione — la chiesa fu re­staurata ed abbellita; ma poco più di duecento anni dopo, ormai fatiscente, fu ricostruita in stile romanico come la precedente, a tre navate con otto altari e, sotto il coro, la cripta nel cui altare si conserva il corpo di S. Fidenzio. I lavori iniziati nel 1888 con la rimozione del decrepito campanile davanti la facciata e di cui si ricostruì poco lontano solo quanto bastava a sostenere le campane, nel 1904 era finita fino all’abside e del tutto nel 1916. Il 7 marzo 1927 riebbe il titolo di arcipretale e il 14 ottobre 1950 fu consacrata.

(Da “Dalla Diocesi di Padova nel 1972”)